Alla vigilia dell’uscita del romanzo (iper-romanzo, ultra-romanzo) IL VINCOLO CIECO, pubblichiamo l’intervista allo scrittore Luigi Salerno che in quest’ultimo lavoro riesce a cogliere essenze e luci di personaggi-ombre, travolgendo il lettore sotto il peso leggero delle parole.
7 DOMANDE /// L’INTERVISTA
Che cos’è la letteratura? La letteratura è un vincolo cieco.
T.S. Eliot si chiedeva: oserò turbare l’universo? Di quanto coraggio e determinazione ha bisogno uno scrittore? Di tutta la disciplina, il coraggio e la determinazione che sono certo di non possedere. L’intimità profonda con il limite mi definisce e mi riporta alle radici, molto più di quello che mi illudo di controllare, conoscere e ostentare.
Come si fa a sapere se si è davvero uno scrittore? Quando si comincia a sentire la parola come una salita. Una salita che non finisce mai.
Dove trovi l’ispirazione se non riesci a sequestrare una Musa? L’ispirazione è sempre un controluce. In diversi casi un’illusione. Non ha nulla di definitivo. Ha lo stesso mistero del talento. Non la puoi ottenere ma nemmeno perdere. Per cui mi arrendo alla sua impermanenza come unica certezza.
Come inizia un libro? Inizia con la rottura di un silenzio e con il senso di inadeguatezza e di colpa che si relazionano e si susseguono a questo affronto. In ogni caso per una crisi tra suono, segno e silenzio.
Da dove arriva l’ispirazione per il tuo nuovo libro? C’è un’immagine in particolare che si è installata nella mente, nel cuore? Il lavoro si è sviluppato in più fasi, quindi con più elementi di ispirazione che si sono sovrapposti, a volte negati se non annientati. Dovendo individuare un seme, a questo punto risponderei anche alla domanda sull’immagine: una finestra dai vetri appannati, una domenica sera. Una persona sola che guarda fuori il passaggio di figure misteriose che rallentano. Una donna che grida. Un branco di cani che arranca nelle tenebre.
Prima del suo arrivo in libreria (a breve), dicci tre aggettivi per definire il tuo romanzo: rupestre, misterioso, drammatico.